Cavalletta dalle ali rosa
Negli ultimi anni in varie zone dell’Emilia-Romagna, come in altre regioni italiane, si sono verificate consistenti infestazioni di cavallette della specie Calliptamus italicus.
Ultima modifica 28 maggio 2024
Il fenomeno non è nuovo, si tratta infatti di un evento ciclico che si verifica soprattutto nella fascia collinare e pedecollinare delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, ampliatosi negli ultimi anni anche nel Bolognese.
Al fine di svolgere un’azione preventiva e quindi di meglio contenere le pullulazioni estive di quest’insetto, che lo ricordiamo appartiene all’ordine degli Ortotteri sottofamiglia Catantopinae, è innanzitutto importante un monitoraggio autunnale delle grillare cioè delle aree di ovideposizione da cui, in primavera, partiranno le infestazioni.
Per l’individuazione delle grillare è opportuno controllare gli appezzamenti ove si sono avute quest’anno forti pullulazioni effettuando veri e propri sondaggi nel terreno ricordando che l’ovideposizione avviene in aree circoscritte, prevalentemente sul colmo degli appezzamenti, in terreni esposti a sud, compatti e dotati di pendenza perché meno soggetti a ristagni idrici.
Le uova sono deposte in numero variabile, fino a 55, all’interno di una ooteca anche detta cannello, incollate una sopra all’altra tramite un secreto spugnoso, in un foro scavato dalla femmina nel terreno alla profondità di 2-3 cm. od oltre.
Una volta individuate le grillare, si provvederà con interventi meccanici di fresatura o erpicatura del terreno oppure con lavorazioni profonde come arature; il tutto al fine di distruggere le ooteche sia direttamente che con l’esposizione agli agenti atmosferici.
Il rinnovo dei vecchi prati e la messa in coltura dei terreni incolti è da annoverarsi tra le possibilità di contenimento del fenomeno, che tuttavia viene anche limitato dagli andamenti stagionali piovosi ed umidi sia in estate che in autunno alla deposizione delle uova.
In primavera, dal venti di maggio, il controllo del territorio deve riprendere in modo sistematico perché alla nascita delle neanidi, sempre raggruppate in focolai di ridotte dimensioni, si potrà pure intervenire con lavorazioni meccaniche: sia fresature che con rulli compressori che schiaccino questi insetti.
Tra i fattori di controllo naturale, quando le cavallette sono presenti, sicuramente il più efficace risulta essere quello dei branchi di storni che planando su appezzamenti fortemente colpiti li liberano letteralmente dall’infestazione.
Occorrerà quindi, nelle zone colpite, di concerto con la pubblica amministrazione e le guardie venatorie diramare indirizzi di salvaguardia verso questa specie di uccelli che riescono feroci divoratori di calliptamus. L’utilizzo delle faraone, studiato negli ultimi anni, funziona pure da integratore alla lotta ma prevede l’impegno dell’agricoltore o di chi le voglia accudire, almeno per i primi tempi dal rilascio, inoltre ogni branco è in grado di controllare territori circoscritti pertanto più sono le aziende che le adottano e migliori saranno i risultati.
L’abbandono delle zone collinari e montane con conseguente aumento di aree incolte fa sì che si crei un habitat ideale per la riproduzione delle cavallette, ma di questo è difficile parlare: gli andamenti delle popolazioni non dipendono infatti dalla presenza più o meno fastidiosa di Callittamo.
Si consiglia inoltre di consultare il sito http://www.fitosanitario.re.it.