Prime tracce

Le prime tracce di una presenza umana nel Castellaranese, datano al mesolitico (XI – VIII millennio), soprattutto nelle zone di Campiano e Gambarata (Silici, resti di bivacchi, etc.)

Ultima modifica 31 maggio 2024

Varie sono le tracce delle epoche seguenti ma, una particolare attenzione meritano i resti relativi all’età del bronzo. In quel periodo, la Pianura Padana ed in particolare le attuali province di Reggio Emilia, Modena e Parma, vedono affermarsi un tipo particolare di insediamento umano: la Terramara.
Il nome deriva da un termine dialettale che i contadini usavano per definire quei curiosi, ossi cumuli di terra grassa utile a fertilizzare i campi, che, soprattutto in pianura, era facile vedere tra i coltivi. Ma quei cumuli erano in realtà i resti degli antichi abitati terramaricoli. Queste “città” preistoriche avevano solitamente forma quadrangolare, con strutture di recinzione (fossati, terrapieni, palizzate), internamente alle quali erano disposte le abitazioni in legno, perlopiù costruite su pali infissi nel terreno. Nel territorio Castellaranese hanno lasciato tracce due insediamenti riferibili alla cultura delle terramare, anche se la posizione geografica di questi siti risulta anomala, in quanto essi si trovano generalmente in pianura; ritrovamenti sono stati fatti a Roteglia, relativi a un piccolo insediamento con evidenti funzioni di controllo, che sorgeva nell’area dell’antico castello e si sviluppava forse su due livelli, altri ritrovamenti, più estesi e di maggiore importanza, a Castellarano, nell’area occupata dall’antico centro sulla collina di arenaria rialzata sul Secchia.


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